Torre Medioevale di Moggio

Torre Medioevale di Moggio, 2003
NUOVE PRESENZE DELL’ARTE CONTEMPORANEA ITALIANA

La Torre Medioevale di Moggio, così radicata nella lontananza della storia, si protende verso un presente aggiornato sulle più recenti frequenze della ricerca contemporanea e diventa una vetrina, dove la pittura mostra i molteplici volti della galassia che si riconosce nei moduli espressivi della nuova figurazione. La rassegna focalizza alcune delle presenze più qualificate che, muovendosi tra slancio tradizionale del comporre e ricorso alla tecnologia computerizzata, evidenziano anche il tratto di connessione tra ieri e oggi. Il corpo e il volto risultano strumenti di registrazione emotiva e sentimentale, termometri dell’intensità partecipativa dell’individuo alle dinamiche del gruppo, del grado d’adesione del singolo ai ritmi della città, un ambito che non si spoglia dei suoi margini fantastici e che si fa luogo di confronto tra memoria e futuro, tra elementi dialettici dell’esistenza, tra l’individuo e la massa. Il ritratto viene concepito come il territorio dove la fisionomia, lungi dal rispecchiare una determinata realtà, accorpa in sé tensioni deformanti, voglia di rappresentare l’individualità in un mondo che, per sue regole conclamate, tende all’omologazione e al corpo come una testimonianza della variegata architettura dell’uomo, sintesi tra mente e cuore. La persistente ossessione insita nella ricerca continua di identità, singolare e collettiva, viene risolta con una nutrita gamma di esiti che vanno dall’immersione della figura nel magma della vitalità urbana (come in Tamburro) fino alla sua sospensione in atmosfere di quiete irreale e di silenzio (De Crescenzo), passando attraverso proposte oniriche, fantastiche, iperboliche, glamour e sentimentali. Le espressioni del paesaggio non sono più i perimetri della contemplazione o della ricerca con corrispondenze interne, bensì lo spazio pulsante di vite, collegate alla necessità di sintonia con l’ambiente. Questo diventa una piattaforma per un salto all’indietro nel tempo o una proiezione in avanti, che tiene ben conto delle condizioni dell’attualità.
Il silenzio della Torre è una circostanza favorevole a captare i segnali che questi artisti intercettano nella contemporaneità e traducono in immagine, di volta in volta, ironica (Gianluca Grosso, Mario Vespasiani), dinamica (Marco Tamburro) trasognata (Gianluca Aiolo, Giorgia Beltrami, Giuseppe Linardi), sospesa (Alberto De Crescenzo, Angelo Pavone e Luca Suelzu), primitiva (Stefano Marchi) e problematica (Koroo, Nicola Vinci).
Luca Suelzu inquadra un paesaggio depurato dal superfluo in una sorta di operazione chirurgica, dopo la quale la realtà si presenta con i tratti accattivanti di una quieta sospensione e astrazione dalla frenesia del quotidiano

Enzo Santese